Asilo Mkiwa

“KINDER-GARTEN AND SANITARY EDUCATIONAL CENTRE, AND WATER SUPPLY”
Luogo dell’intervento: villaggio di Damaida in Tanzania – Singida (Regione) – Mkiwa (Dipartimento)
Referente locale è Suor Rita Fiorillo, Ursuline Sisters S.H.J.Ag. – P.O. Box ITIGI 95- Mkiwa – Singida. Sue sono le parole: “La nostra Missione fin dall’inizio è stato un punto di riferimento dove scaricare i molti problemi che la gente del villaggio è costretta a vivere. Anche se diamo poco di ciò che chiedono, tuttavia nessuno è mai tornato via senza aiuto…. L’aiuto non può essere solo per sfamare per pochi giorni la fame del corpo, perché c’è un’altra fame da sfamare: quella dello spirito e quella dell’intelligenza: l’istruzione, la formazione e l’educazione.”

GAV | Asilo Mkiwa

E’ prevista la costruzione di un centro polifunzionale; nello stesso fabbricato avrà collocazione un asilo ed un centro sanitario educativo con approvvigionamento d’acqua tramite pozzo e serbatoio di contenimento, oltreché un piccolo alloggio per le educatrici sempre presenti.

Il bacino di utenza di questa costruzione comprende tre villaggi: Damaida e Imiga; in un futuro si prevede una analoga costruzione anche a Iwerewere, altro villaggio dove la congregazione opera. Damaida e Imiga distano tra loro circa due chilometri, Iwerewere dista quasi sette km. I vari villaggi sono raggiungibili attraversando tratti di savana e percorrendo ancora strade bianche, non asfaltate. A Damaida la popolazione conta circa 380 abitanti, 176 sono bambini, dei quali otto disabili; tra gli adulti si contano sei disabili. Circa lo stesso numero di abitanti si può contare anche ad Imiga. La zona interessata è forse la più povera dell’Africa, dove la siccità è presente quasi tutto l’anno. Il periodo delle piogge è limitato a quattro mesi all’anno che però si riducono, purtroppo quasi ogni anno, a due mesi, rendendo la terra arida, arsa, spaccata, ove la coltivazione di qualsiasi coltura è impossibile. Accanto al cancello della missione della Congregazione ogni giorno c’è la fila per ricevere almeno una razione quotidiana di cibo. Nei loro campi le suore coltivano la “cassava”, radici grosse che si possono macinare per fare la polenta oppure si possono bollire come le patate, mangiandole al posto del pane, e questo è quello che si distribuisce giornalmente a chi chiede “un tozzo di pane”. La popolazione muore ancora di stenti e per malnutrizione, disidratazione, malattie intestinali, malaria, morti violente causate dalla vicinanza della vicina foresta, AIDS. I bambini soprattutto muoiono a causa di forti ustioni, causate dal rovesciamento della pentola dell’acqua che sempre bolle sul fuoco, in uno spazio condiviso anche da galline e capre. Gli abitanti sarebbero pastori, ma pascolano perlopiù per conto terzi, non potendo possedere capre, pecore e mucche. Solo alcuni più fortunati le posseggono. Quando c’è siccità o malattia il bestiame viene venduto. Quasi tutti posseggono galline, ma non le mangiano, vendono invece le loro uova per ricavare denaro. La loro difficoltà più grande è quando la malattia si presenta loro e quando le donne debbono partorire, dovendo andare in ospedale e non potendo pagare le varie prestazioni sanitarie. Qui subentra la Congregazione che aiuta anche in tal senso dando il necessario per le varie cure. Sulla strada si commercia qualsiasi cosa, si vedono stuoli di bambini e adulti che, quando è l’ora del raccolto (quando c’è!), vendono granturco, miele, uova, galline, uccelli… Qualcuno ha un negozietto dove si può trovare di tutto, basta avere occhi per vedere, ma la maggioranza della popolazione non ha un lavoro, trovandolo nella Missione quando c’è bisogno per qualche lavoretto in campagna, nell’orto e con gli animali. Alcune donne trovano da cucire, sempre all’interno della Missione, ma non sono molte. Trovare l’acqua non è facile, a volte dopo aver scavato un pozzo l’acqua esce molto salata, imbevibile ed inusufruibile anche per la campagna. Ed il denaro dello scavo se ne va al vento! La gente scava i pozzi semplicemente con le mani, pozzi che dopo due/tre mesi sono già in secca. Le abitazioni sono semplici capanne costruite con mattoni di fango che si disfano con le piogge, favorendo l’abbandono del luogo per cercare in un altro villaggio terra da coltivare ed una vita più semplice. Fino a poco tempo fa la terra era a disposizione di tutti, nessuno la pagava, ma da qualche anno il capo del villaggio chiede la somma da lui stabilita. I loro giacigli sono semplici cartoni che spesso vengono a chiedere alla Missione. Ultimamente le capanne riescono ad avere il tetto di lamiera ed anche porte e finestre. Fino ad ora la Missione ha aiutato 13 famiglie ad avere questa dotazione per la loro abitazione con l’aiuto di benefattori privati. Ma all’arrivo in Tanzania delle Suore le capanne ne erano completamente sprovviste! Il governo Tanzano dovrebbe costruire scuole, dispensari, strade, ma chiede sempre un contributo alla popolazione, che spesso non può contribuire, e paga quindi con galline, uova, capre, togliendosi il cibo di bocca. Nei villaggi più grandi come Mkiwa (nella lingua locale significa “abbandonato”), dove la Congregazione ha sede, si stanno costruendo le scuole secondarie e i dispensari, ma nei villaggi più piccoli sta ai missionari portare queste strutture per aiutare la gente più sfortunata. I bambini delle scuole elementari di Mkiwa frequentano la scuola dalle 7,30 del mattino fino alle cinque del pomeriggio con un intervallo di due ore per poter mangiare. Qui subentra nuovamente la congregazione che offre il pasto a circa 60 studenti che non avrebbero il tempo di andare e tornare da casa. Mangiano ciò che mangiano i bambini dell’asilo, stando al riparo anche da molte situazioni negative che si creano sulla strada, non essendo custoditi dagli insegnanti che si assentano.Il bacino di utenza di questa costruzione comprende tre villaggi: Damaida e Imiga; in un futuro si prevede una analoga costruzione anche a Iwerewere, altro villaggio dove la congregazione opera. Damaida e Imiga distano tra loro circa due chilometri, Iwerewere dista quasi sette km. I vari villaggi sono raggiungibili attraversando tratti di savana e percorrendo ancora strade bianche, non asfaltate. A Damaida la popolazione conta circa 380 abitanti, 176 sono bambini, dei quali otto disabili; tra gli adulti si contano sei disabili. Circa lo stesso numero di abitanti si può contare anche ad Imiga. La zona interessata è forse la più povera dell’Africa, dove la siccità è presente quasi tutto l’anno. Il periodo delle piogge è limitato a quattro mesi all’anno che però si riducono, purtroppo quasi ogni anno, a due mesi, rendendo la terra arida, arsa, spaccata, ove la coltivazione di qualsiasi coltura è impossibile. Accanto al cancello della missione della Congregazione ogni giorno c’è la fila per ricevere almeno una razione quotidiana di cibo. Nei loro campi le suore coltivano la “cassava”, radici grosse che si possono macinare per fare la polenta oppure si possono bollire come le patate, mangiandole al posto del pane, e questo è quello che si distribuisce giornalmente a chi chiede “un tozzo di pane”. La popolazione muore ancora di stenti e per malnutrizione, disidratazione, malattie intestinali, malaria, morti violente causate dalla vicinanza della vicina foresta, AIDS. I bambini soprattutto muoiono a causa di forti ustioni, causate dal rovesciamento della pentola dell’acqua che sempre bolle sul fuoco, in uno spazio condiviso anche da galline e capre. Gli abitanti sarebbero pastori, ma pascolano perlopiù per conto terzi, non potendo possedere capre, pecore e mucche. Solo alcuni più fortunati le posseggono. Quando c’è siccità o malattia il bestiame viene venduto. Quasi tutti posseggono galline, ma non le mangiano, vendono invece le loro uova per ricavare denaro. La loro difficoltà più grande è quando la malattia si presenta loro e quando le donne debbono partorire, dovendo andare in ospedale e non potendo pagare le varie prestazioni sanitarie. Qui subentra la Congregazione che aiuta anche in tal senso dando il necessario per le varie cure. Sulla strada si commercia qualsiasi cosa, si vedono stuoli di bambini e adulti che, quando è l’ora del raccolto (quando c’è!), vendono granturco, miele, uova, galline, uccelli… Qualcuno ha un negozietto dove si può trovare di tutto, basta avere occhi per vedere, ma la maggioranza della popolazione non ha un lavoro, trovandolo nella Missione quando c’è bisogno per qualche lavoretto in campagna, nell’orto e con gli animali. Alcune donne trovano da cucire, sempre all’interno della Missione, ma non sono molte. Trovare l’acqua non è facile, a volte dopo aver scavato un pozzo l’acqua esce molto salata, imbevibile ed inusufruibile anche per la campagna. Ed il denaro dello scavo se ne va al vento! La gente scava i pozzi semplicemente con le mani, pozzi che dopo due/tre mesi sono già in secca. Le abitazioni sono semplici capanne costruite con mattoni di fango che si disfano con le piogge, favorendo l’abbandono del luogo per cercare in un altro villaggio terra da coltivare ed una vita più semplice. Fino a poco tempo fa la terra era a disposizione di tutti, nessuno la pagava, ma da qualche anno il capo del villaggio chiede la somma da lui stabilita. I loro giacigli sono semplici cartoni che spesso vengono a chiedere alla Missione. Ultimamente le capanne riescono ad avere il tetto di lamiera ed anche porte e finestre. Fino ad ora la Missione ha aiutato 13 famiglie ad avere questa dotazione per la loro abitazione con l’aiuto di benefattori privati. Ma all’arrivo in Tanzania delle Suore le capanne ne erano completamente sprovviste! Il governo Tanzano dovrebbe costruire scuole, dispensari, strade, ma chiede sempre un contributo alla popolazione, che spesso non può contribuire, e paga quindi con galline, uova, capre, togliendosi il cibo di bocca. Nei villaggi più grandi come Mkiwa (nella lingua locale significa “abbandonato”), dove la Congregazione ha sede, si stanno costruendo le scuole secondarie e i dispensari, ma nei villaggi più piccoli sta ai missionari portare queste strutture per aiutare la gente più sfortunata. I bambini delle scuole elementari di Mkiwa frequentano la scuola dalle 7,30 del mattino fino alle cinque del pomeriggio con un intervallo di due ore per poter mangiare. Qui subentra nuovamente la congregazione che offre il pasto a circa 60 studenti che non avrebbero il tempo di andare e tornare da casa. Mangiano ciò che mangiano i bambini dell’asilo, stando al riparo anche da molte situazioni negative che si creano sulla strada, non essendo custoditi dagli insegnanti che si assentano.

GAV | Asilo Mkiwa
GAV | Asilo Mkiwa

Genesi del Progetto

Nel 2006 alcune Suore Orsoline, in occasione del periodo di preparazione al Natale, si sono rese conto che i bambini di Damaida e Iwerewere non potevano frequentare l’asilo di Mkiwa perché la distanza era troppo grande per loro, più di sette chilometri. Si sono quindi assunte l’impegno di andare nei due villaggi due, tre volte alla settimana per insegnare, ricevendo ringraziamenti da tutti i genitori. Giornalmente le suore portavano il materiale, donando ai bambini quello di cui necessitavano per lo svolgimento delle varie lezioni, ed alle undici, all’insorgere dei primi sintomi della fame, anche le caramelle. Le lezioni sono iniziate sotto l’albero, ove si svolgono tutt’oggi, ma quando ci sono le piogge le suore, dovendo attraversare la savana, non possono andare dai bambini (che quindi attendono inutilmente): la terra diventa molto scivolosa e le gambe affondano nel fango. Anche passare inoltre attraverso il bosco è un ulteriore problema, gli alberi ostruiscono il passaggio rendendolo sempre più difficoltoso. Di questo problema hanno discusso con la gente dei villaggi che si è detta da subito disponibile e felice di avere il proprio asilo. Dapprima un medico dell’ospedale di Itigi sembrava potesse provvedere a recuperare dei fondi, ma purtroppo l’ente al quale ha fatto domanda non ha dato risposta positiva. Il disegno del centro è stato studiato da un ingegnere di Itigi; si pensava inizialmente di fare due costruzioni uguali, una a Damaida ed una a Iwerewere. Ma la spesa si è rivelata molto onerosa, quindi la soluzione adottata è la costruzione di un solo edificio a Damaida. Si fa presente che per entrare nella scuola primaria in Tanzania i bambini debbono avere frequentato l’asilo e la Primina, ed anche per questo è sorta l’esigenza della costruzione.

Descrizione progetto

Il progetto prevede la costruzione di un edificio pluriuso, adibito ad asilo, a centro di educazione sanitaria, un alloggio per almeno due educatrici, con pozzo e serbatoio per l’accumulo di 5.000,00 litri d’acqua nel villaggio di Damaida a circa 80 km. A sud di Singida. La costruzione, come da progetto tecnico, è costituita da due corpi uniti da un corridoio centrale che funge anche da uscita dall’edificio.Nella prima parte dell’edifico, la più grande, si prevedono due aule per lo svolgimento delle lezioni, uno spazio aperto per la formazione e prevenzione sanitaria (qui i bambini consumeranno anche il loro pasto giornaliero) le stanze per le due operatrici, con una cucina ove si preparerà anche il pranzo per i bambini e una dispensa. Un corridoio unisce questo primo corpo al secondo, più piccolo, ove si trovano alloggiati i servizi, e la stanza per il generatore.La prevenzione/educazione sanitaria sarà offerta oltre che ai bambini anche ai loro genitori ed altri adulti del villaggio che volessero usufruirne, per questi ultimi in orario extra scolastici dell’apertura della scuola materna. All’esterno il progetto prevede un pozzo della profondità di 50 metri che insiste su una generosa falda freatica. Sarà munito di pompa elettrica che rifornirà un serbatoio pensile per circa 5.000 litri d’acqua. La costruzione del pozzo si rende necessaria per approvvigionare d’acqua il centro educativo/formativo ed anche la popolazione del villaggio, che altrimenti scava manualmente vari pozzi che si esauriscono entro 2-3 mesi. All’interno del fabbricato si ospiteranno dei disabili, per i quali si dovrà porre a dimora un corrimano all’entrata ed all’uscita, ed i sostegni adatti nei bagni. Un’insegnante presterà la sua opera e la sua attenzione esclusivamente agli otto bambini disabili. Il progetto è stato approvato dalla Regione di Singida.

Descrizione progetto educativo, obiettivi generali

Il progetto è finalizzato all’educazione, alla futura scolarizzazione e all’assistenza sanitaria di almeno 100 bambini (edificio a pieno ritmo) che vivono attualmente in un contesto geografico e sociale molto difficile, in situazioni di marginalità e precarietà anche rispetto al resto del Paese tanzano. Noi riteniamo che ogni bambino nel suo essere ha il diritto di non vedersi rubare l’infanzia, e, con quella, il suo avvenire. E’ proprio perché il futuro non gli venga negato che ogni adulto ha il dovere di alleviare i suoi traumi, di assicurare il suo sostentamento e di aprire il suo cuore per colmarlo d’amore. Quindi il GAV, forte di questi principi, intende promuovere questo importante progetto educativo e assistenziale. Si cerca così di rendere quei bambini meno vulnerabili dando loro le opportunità dei più fortunati. Citiamo all’uopo la frase di Dominique Lapierre che esplicita chiaramente l’intento del GAV: “Salvare un bambino è salvare il mondo”, da cui si capisce quanto grande è il valore di ogni singolo bambino.Nello specifico, comunque, si individuano tre obiettivi generali:
1. la normale attività che si svolge come programmazione scolastica negli asili, per poter dare la possibilità a tutti i bambini di frequentare la primina e poi la scuola primaria all’interno delle strutture pubbliche;
2. educazione e formazione igienico-sanitaria, con visite mediche e cure da parte di infermiere specializzate della Congregazione, con la cura e la pulizia giornaliera dei bambini; lezioni ai genitori e a chi del villaggio volesse aprirsi a questo problema;
3. dare ospitalità anche ad 8 bambini disabili che necessitano di un aiuto, di cure ed igiene particolari. Le lezioni si terranno tutti i giorni per i fanciulli sia dell’asilo che della Primina, seguiti costantemente da due educatrici, coadiuvate anche da qualche mamma che darà la disponibilità per la cucina, per la pulizia delle stanze, ecc..

Si è già parlato inoltre dell’educazione e della formazione sanitaria che si andrà a svolgere. Consiste nell’educare all’igiene personale e alla formazione sanitaria per una vita più regolata e sana.Si fa presente che le assistenti inoltre si prenderanno cura anche del vestiario dei bambini, cambiando le divise e facendo il bagno ai fanciulli. Saranno presenti anche delle infermiere specializzate che fanno parte della Congregazione e che lavorano in ospedale, oltreché la suora dottoressa pediatra della congregazione che visiterà e curerà i bambini al bisogno.

Obiettivi specifici

1. dare la possibilità ai bambini di Damaida e di Imiga di poter frequentare la scuola primaria;
2. offrire formazione igienico sanitaria in un luogo dove non si sa nemmeno cosa sia l’igiene personale, per mancanza d’acqua;
3. offrire assistenza medica ai fanciulli;
4. integrazione dei bambini disabili all’interno della struttura, aiutandoli nelle loro necessità;
5. offrire un pasto giornaliero sicuro ai bambini;
6. togliere dai pericoli della strada un buon numero di fanciulli, che altrimenti avrebbero come sola e unica casa la strada;
7. aiutare i genitori nell’educazione dei propri figli, anche offrendo loro la possibilità di seguire le lezioni di educazione sanitaria;
8. alcuni genitori lavoreranno all’interno della struttura come aiutanti cuoca, sarta per le divise dei bambini, per la pulizia, giardiniere/custode, ecc..

Beneficiari

I beneficiari del progetto saranno i bambini dai 3 ai 7 anni. Non ci saranno selezioni per l’iscrizione, entreranno bambini di entrambi i sessi, di tutte le confessioni religiose senza distinzione, di varia estrazione sociale, tenendo ben presente che la popolazione vive tutta al di sotto della soglia della povertà. Attualmente le “lezioni sotto l’albero” contano circa 30 bambini. Si prevede che a pieno ritmo si potrà raggiungere almeno il numero di 100 fanciulli, che frequenteranno l’asilo ed avranno formazione igienico-sanitaria con assistenza medico-infiermeristica. Altri beneficiari saranno i genitori, e le varie loro famiglie, oltreché la popolazione che intendesse frequentare le lezioni di educazione sanitaria. Beneficiari indiretti si possono considerare gli operai che almeno per il periodo della costruzione dell’edificio porteranno a casa un salario per poter mantenere la famiglia numerosa, ed anche l’economia locale che con la costruzione potrà avere un’opportunità in più.

Nel mese di luglio 2009 abbiamo ricevuto un sostanzioso contributo dalla Regione Autonoma Trentino Alto Adige di € 65.000,00. Accettiamo anche il Vostro contributo, i bambini di Damaida e di Imiga saranno felici di avere tanti amici.

La scuola è stata completata nel febbraio 2010! Ora i bambini possono frequentarla felici di avere un tetto ed un pasto al giorno asssicurato! E per proseguire il progetto le Suore Orsoline ed il GAV stanno valutando la possibilità di costruire una scuola primaria.
A gennaio 2011 ben 20 bambini frequentano anche lezioni di prima, seconda e terza elementare all’interno dell’asilo; i bambini usufruiscono delle stanze delle suore come aule.
A settembre 2012 i bambini erano 45 ed a gennaio 2013 ben 80, dei quali 25 frequentanti le lezioni della primaria.
Nei primi mesi del 2013 il Governo del Paese ha stanziato il denaro necessario per costruire la strada che porta da Mkiwa a Damaida, così gli abitanti del villaggio non saranno più isolati nel periodo delle piogge. I lavori sono inziati nei primi giorni di giugno 2013.
Per maggiori informazioni sul prosieguo del progetto vai a “Casa per insegnanti a Damaida”.

Prospetto risorse

Il costo dell’intero intervento è commisurato in € 87.100,38, così distinto:
Edificio: 54.500,00 Euro
Pozzo: 16.907,00 Euro
Arredamento: 15.693,21 Euro
Totale: 87.100,38 Euro